Le osservo parecchio, le mani degli uomini.
Mi sembra di vedere i pensieri materializzarsi
nelle dita incrociate,
nei palmi che si sfregano,
nei dorsi che fanno da mensola a un grattacapo.
Mani ansiose che si toccano le ginocchia
Mani delicate che spiegano concetti,
Mani dure e callose
che creano e si arrampicano.
Mani precise che sfiorano una tastiera,
mani che sfogliano pagine leggere,
che creano mondi con una matita,
o toccando qualche corda.
Mani che rovistano
oppure delicatamente ripongono.
Io le guardo, e intanto cerco di capire
se come quelle di mio nonno
mi tireranno forti sulle spalle,
o se mi accarezzeranno delicate la fronte
come quelle di mio padre.
Se saranno titubanti
come quelle del mio primo amico,
Curiose come quelle del mio primo ragazzo,
o piuttosto richiuse nel pugno innocuo e frustrato
dell’ultimo.
Ma soprattutto mi chiedo
se saranno caute perché mi desiderano,
distanti perché disinteressate,
avverse per instaurare un dominio,
o troppo vicine perché semplicemente non si domandano
cosa voglio io.