Espandendomi
mi rarefaccio
dispersa in pezzi disordinati
specializzati isolati.
Alcuni studiano
i valori del mio sangue
o il mio stato civile
Altri guardano veloce la mia faccia
spingendomi a destra o a sinistra di uno schermo
Per qualcun altro
la mia esistenza si risolve
in un’idea stampata su un giornale
o nell’immaterialità di un’onda sonora.
Per cento duecento trecento persone
sono ogni giorno un arredo in una città
un soggetto in una fotografia
cinque minuti in più in una coda.
Per altre cento duecento trecento
esisto in parole o in pixel
non ho una pelle né un odore
non l’ho mai avuti o non li ho più.
Sono una serie di punti
connessi con il mondo
e disconnessi tra di loro
le mie parti si allontanano
come un universo in espansione.
Mi chiedi chi sono:
se vuoi puoi aiutarmi a raccogliermi
puoi sforzarti di guardarmi tutta intera
a lungo e senza provare a contenermi
e così forse insieme
possiamo risponderti.