Mangeremo davvero carne sintetica?

Nel 1931, in un articolo pubblicato su Strand Magazine che immaginava il mondo cinquant’anni dopo, Winston Churchill scriveva che “eviteremo l’assurdità di coltivare un pollo intero per mangiarne solo il petto o l’ala, coltivando queste parti separatamente in un mezzo adatto”. La carne sintetica di cui parlava Churchill è la stessa che Bill Gates ha recentemente suggerito di consumare agli abitanti dei paesi ricchi, per limitare l’impatto umano sul cambiamento climatico.

La carne sintetica è animale a tutti gli effetti, ma invece di provenire da un macello, proviene da una cellula e viene prodotta con molte delle stesse tecniche utilizzate nella medicina rigenerativa. I produttori ricevono piccole quantità di tessuto muscolare dagli allevatori – non più di quanto verrebbe raccolto per una normale biopsia. Le cellule più sane vengono inserite in bioreattori e alimentate continuamente con nutrienti e ossigeno. Maturando, le cellule si legano insieme in lunghe catene e formano strutture solide – non esattamente bistecche, ma versioni abbastanza convincenti di macinato, hamburger, e foie gras.

La carne sintetica potrebbe rimuovere la sofferenza animale dalla produzione di carne, ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e il consumo di acqua legati alla produzione, eliminare il rischio di contaminazione, ed eliminare il problema dei trasporti. Ma ci sono anche diversi problemi. Molti sondaggi hanno mostrato che di fronte a raccomandazioni di evitare cibi processati il più possibile, l’esaltazione della carne sintetica sembra a molti un’ipocrisia. La carne sintetica potrebbe non essere disponibile a un prezzo accessibile ancora per molto tempo, e potrebbe rivelarsi una soluzione solo per una piccola parte della popolazione. Sappiamo però che entro il 2050, per sfamare l’intera popolazione mondiale, dovremo produrre il 70% di cibo in più rispetto ad oggi, ma con meno risorse naturali disponibili. Forse allora alcuni di noi finiranno per sentirsi inaspettatamente meno schizzinosi anche di fronte al cibo più frankensteiniano di tutti.

Published by silvialazzaris

Italian writer based in the UK.

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