L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che gli zuccheri aggiunti non superino il 10% delle calorie giornaliere. Forse però non sappiamo che queste raccomandazioni sono arrivate con un po’ di ritardo proprio perché l’industria dello zucchero è riuscita per decenni a creare confusione all’interno della comunità scientifica, spendendo milioni di dollari per finanziare studi che producessero risultati favorevoli per il proprio settore.
A partire dagli anni ’60 e ’70 l’industria dello zucchero americana iniziò ad attuare pratiche simili a quelle utilizzate dall’industria del tabacco: mettere in dubbio la scienza, finanziare ricerca per produrre risultati desiderati, e utilizzare i tribunali per contestare le critiche e le normative sfavorevoli. Usando ricerche distorte, l’industria riuscì persino a posizionare lo zucchero come un aiuto dietetico per contrastare l’obesità.
Purtroppo i tentativi di influenzare la ricerca da parte dell’industria non sono solo qualcosa di passato. Ovviamente non tutti gli studi finanziati dall’industria sono necessariamente corrotti. Ma una ricerca pubblicata su Plos Medicine ha mostrato che gli studi sulle bevande zuccherate finanziati dall’industria hanno una probabilità cinque volte superiore di produrre conclusioni favorevoli per il proprio sponsor rispetto a quelli finanziati da altre fonti.
Oggi poi c’è anche chi demonizza lo zucchero collegandolo a malattie e disturbi senza avere abbastanza prove scientifiche. Lo zucchero è quindi l’esempio per eccellenza di come affermazioni dalla parvenza scientifica ma di scarso valore scientifico possono essere usate in modo improprio per influenzare le politiche nutrizionali e l’opinione pubblica. Ma allora di fronte a notizie contrastanti, come scegliere a chi credere?