L’UE e il Geoblocking

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Pubblicato sul Corriere della Sera, inserto Innovazione, il 21/12/2018

Se l’Unione Europea vuole creare un mercato digitale unico, i confini geografici digitali devono sfumarsi. È proprio a questo proposito che è stato introdotto il nuovo regolamento contro il geo-blocking, in vigore dal 3 dicembre, a cui Commissione e Parlamento europeo hanno lavorato a partire dal 2016. Con geo-blocking si intende quella pratica discriminatoria per cui alcune aziende talvolta bloccano l’accesso al proprio sito e ci impediscono di comprare prodotti perché residiamo in paesi non previsti per la consegna, rifiutano le nostre carte di credito, o ci negano la possibilità di usufruire di alcuni codici promozionali. Un’indagine condotta dalla Commissione europea ha evidenziato che solo il 37% dei siti web permette ai clienti di un altro stato membro di arrivare alla fase finale che precede la consegna dell’ordine. E se ci sembrasse di far già parte di un mercato vasto, in realtà è soltanto il 15% dei cittadini europei a comprare online da siti di altri paesi.

Il nuovo regolamento vieta questa pratica almeno in tre situazioni. La prima riguarda la vendita merci senza consegna fisica. Cioè, un cliente italiano che desiderasse acquistare un elettrodomestico e trovasse l’offerta migliore su un sito web francese, potrà ordinare il prodotto organizzando personalmente la consegna al suo domicilio, spiegano dalla Commissione Europea. La seconda ha a che fare con i servizi prestati tramite mezzi elettronici. Un consumatore svedese che volesse acquistare servizi di hosting per il suo sito web da un’impresa italiana, ad esempio, potrà pagare secondo le stesse condizioni del consumatore italiano. La terza riguarda servizi forniti in un certo luogo fisico, quelli che ad esempio cerchiamo di prenotare prima di partire per un viaggio: teatro, parco divertimenti, musei. In questo caso, un utente spagnolo potrà prenotare biglietti per un parco divertimenti, per dire, in Germania, senza essere reindirizzato sul sito spagnolo (in cui magari non è disponibile la stessa promozione). Per legge diventa quindi nostro diritto accedere a qualsiasi sito commerciale sul suolo europeo: il reindirizzamento sarà proposto al massimo come un’alternativa a cui l’utente può consentire o meno. Nel caso non ci fosse fornita l’opzione, potremo contattare la compagnia rivendicando i nostri diritti. Se anche questo non fosse sufficiente, potremo denunciare la situazione al Centro Europeo Consumatori.

Quando ragioniamo su possibili benefici e controversie del geoblocking, ci rendiamo conto che più che fare grossi favori a qualcuno, era il naturale risultato di due approcci alla vendita. Quello dei venditori piccoli, che talvolta hanno preso il proprio mercato locale come obiettivo, spiegano dalla Commissione, e dall’altra parte quello delle grandi imprese, a cui conviene differenziare le proprie offerte nei diversi mercati dove sono presenti. Ed è logico: le circostanze economiche, sociali, e culturali sono diverse da un paese all’altro, così come le strategie delle imprese, suggeriscono dalla Commissione Europea. Bloccare l’accesso ai siti da paesi a cui non si desiderava inviare pacchi pareva logico per evitare disguidi. È proprio per questo che il regolamento non prevedrà cambiamenti drastici per le aziende, a meno che queste non li abbraccino spontaneamente. La legge cioè non impone l’obbligo di vendita e non armonizza i prezzi, né richiede alle aziende di cambiare le proprie strategie commerciali, così come non impone di spedire pacchi in altri paesi. Piuttosto vieta la discriminazione nell’accesso a beni e servizi quando non oggettivamente giustificata: un esempio di scenari non giustificati potrebbe essere il tentativo di evitare obblighi giuridici o fiscali. Saranno quindi i consumatori a decidere se vorranno comunque comprare da siti che non inviano pacchi all’estero, godendo della libertà di organizzare la spedizione da sé e aggiungere un passaggio in più all’acquisto – sono infatti disponibili sempre più servizi di inoltro delle spedizioni. La prima raccolta di dati sui fornitori di servizi di consegna dei pacchi si svolgerà tra gennaio e giugno 2019, e le tariffe di consegna dei pacchi saranno pubblicate a marzo dell’anno nuovo. È chiaro che l’Ue, per quanto abbia tenuto la manica larga con le aziende, auspica che il crollo di questa barriera incentivi sempre più gli scambi tra i vari paesi. Maggiori scambi significheranno anche un aumento nella circolazione di dati. Diventa quindi sempre più importante un’efficae protezione dei dati dei cittadini, garantita in buona misura dal Gdpr, introdotto a maggio di quest’anno.

Per ora, saranno esclusi dal campo di applicazione del regolamento i servizi di trasporti,  come la prenotazione di aerei, autobus, traghetti – per i treni invece è già stato proposto un tipo di divieto simile in un altro regolamento. Esclusi poi anche i servizi finanziari e quelli audiovisivi, i cui contenuti sono spesso protetti da copyright: ad esempio i servizi di streaming musicale, video, e-books, e altri contenuti intellettuali. Gli ambiti di applicazione della legge, tuttavia, saranno soggetti ad una clausola di revisione da parte della Commissione Europea: saranno di nuovo discussi dopo due anni dall’entrata in vigore, già entro marzo 2020.

Tutto sommato, nel giro di un anno sono già cambiate parecchie cose per noi cittadini europei. Per citarne solo alcune: da giugno 2017 grazie ai nuovi regolamento su roaming e portabilità possiamo viaggiare in tutta Europa senza pagare un centesimo in più per chiamare, mandare messaggi, e connetterci a Internet. Possiamo continuare a guardare o ascoltare dovunque, indisturbati, servizi di streaming che abbiamo acquistato in un determinato paese. Adesso, dai primi di dicembre possiamo in teoria anche comprare qualsiasi prodotto in Europa, come se internet fosse un grande bazaar dove l’abbigliamento termico danese si trova nella bancarella affianco ai binocoli austriaci e al formaggio francese. I confini digitali si stanno assottigliando. Chissà se sentirci tutti parte di un unico mercato digitale finirà per farci sentire anche parte di un unico grande paese.

© Riproduzione riservata

Photo credit: Andrew Buchanan

Published by silvialazzaris

Italian writer based in the UK.

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